I Beni Culturali tra tutela, valorizzazione e innovazione
C’è chi crede all’intervento dei grandi imprenditori e chi vorrebbe realizzare piattaforme di finanziamento che permettano un mecenatismo diffuso. Chi punta sulla valorizzazione per far crescere soltanto il Pil e chi la vorrebbe per favorire una civilizzazione più estesa e rendere finalmente competitivo il sistema culturale italiano nel mondo. Sul nostro immenso patrimonio artistico e culturale (oltre 60.000 punti di rilievo tra musei, beni architettonici, siti archeologici e borghi storici), la dicotomia di fondo è ancora quella tra il modello ingessato dalle sovrintendenze, che certe volte sembra addirittura replicare il veto player di una certa cultura sindacale e la voglia di prendersi cura del proprio paese dei privati, sempre indiziati di agire unicamente per il proprio tornaconto. Gli strumenti introdotti nel tempo hanno di volta in volta ridefinito le opportunità e allargato il campo degli interventi possibili, ma forse non hanno fornito ancora la grande occasione di poter procedere con continuità, anche da sponde opposte, alla valorizzazione del flusso che scorre nel mezzo. Ciò che preme promuovere è la consapevolezza che la sostenibilità di qualunque innovazione non possa prescindere dagli impatti che genera.
Yourbanideas si propone proprio questo e lo farà attraverso il racconto di grandi e piccole storie, l’incontro con i protagonisti del cambiamento, la promozione di convegni e dibattiti.
Sul tema della valorizzazione del patrimonio culturale italiano si è sempre discusso e sempre si discuterà, ma stiamo lavorando per dare il nostro contributo, fatto di conoscenza e di idee, ad un convegno previsto per il prossimo autunno, che avrà come obiettivo quello di focalizzare l’attenzione degli operatori pubblici e privati sul valore d’uso sociale, culturale e di Comunità dei Beni del Patrimonio pubblico, ma soprattutto sul valore economico patrimoniale di questi beni e sulla loro potenziale redditività. L’obiettivo di questo appuntamento è quello di creare un dibattito e un confronto sempre aperto, un vero e proprio forum annuale sulla tutela, la valorizzazione e l’innovazione dei beni culturali. Ecco qui di seguito i quattro punti su cui sta lavorando col suo team Giuseppe Molinari, avvocato esperto di relazioni istituzionali con una lunga esperienza sui temi legati al recupero e alla valorizzazione del patrimonio artistico e promotore della piattaforma yourban aperta al confronto e alla promozione anche di altre iniziative legate alla sostenibilità:
- Le opportunità del nuovo Codice degli Appalti. Il Nuovo Codice degli Appalti e Contratti Pubblici (dl 50/2016) introduce diversi elementi di novità negli assetti regolativi della concessione d’uso del Patrimonio Pubblico. La semplificazione nella promozione dei PPP, i cd. Partenariati d’innovazione e le regolazioni settoriali in materia di servizi sociali e interventi sui beni culturali, costituiscono indubbiamente premesse che vanno nella direzione auspicata. Ma tutto ciò deve fare i conti con un contesto burocratizzato già di per sé fortemente condizionato e complicato dalla storica ritrosia e dalla diffidenza verso le innovazioni. Un cambiamento di orizzonti e di senso funziona se ha rapide chances di operare anche nella pancia delle macchine della Pubblica Amministrazione, in cui è diffusa proprio l’inerzia tipica di chi “rispetta le regole”, ma quelle sostituite dalle nuove.
- Le novità rivoluzionarie del Nuovo codice in materia di Sponsorizzazioni. Il terzo comma dell’art.151 recita testualmente “Per assicurare la fruizione del patrimonio culturale della Nazione e favorire altresì la ricerca scientifica applicata alla tutela, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo può attivare forme speciali di partenariato con enti e organismi pubblici e con soggetti privati, dirette a consentire il recupero, il restauro, la manutenzione programmata, la gestione, l’apertura alla pubblica fruizione e la valorizzazione di beni culturali immobili, attraverso procedure semplificate di individuazione del partner privato analoghe o ulteriori” rispetto all’istituto, modificato e semplificato dall’art.19 del nuovo codice, della Sponsorizzazione.
- Il work in progress normativo. L’impianto aperto di questa norma permetterà di aggiungere man mano contenuti applicativi specifici sulla base dell’esperienza e delle buone pratiche che potranno essere sperimentate, ci informa la nota-circolare del 9 giugno scorso dell’Ufficio Legislativo del Mibact. Lo scopo è favorire nuove forme semplificate di individuazione di partner privati capaci di andare oltre la natura dei contratti di sponsorizzazione, sebbene in forme ad esso assimilate.
- Il rischio di rimanere nel limbo delle burocrazie periferiche. Gli uffici periferici del Mibact non hanno consuetudine, ad esempio, con progetti di valorizzazione dei beni culturali se non nei limiti, francamente inadeguati, della concessione in gestione dei cd. Servizi aggiuntivi. E’ un rischio, ad esempio, che tale norma sia applicata esclusivamente sul patrimonio culturale dello Stato ed in particolare sui beni culturali più rilevanti su cui lo Stato non può far da sé, mentre sarebbe molto opportuno che possa agire sul complesso del patrimonio culturale nazionale nella disponibilità, ad esempio, degli EE.LL. Questa prospettiva è in tutta evidenza auspicabile in considerazione del vasto patrimonio culturale pubblico non statale e delle competenze autorizzative che resterebbero in capo alle funzioni territoriali del MiBACT. L’obiettivo, tuttavia, può e deve essere quello di smettere di pensare e di conservare senza valorizzare ed innovare, in modo da finalmente interpretare il cambiamento e i segnali che ci vengono dal mercato senza rimanere ancorati a leggi e regolamenti che non lasciano spazio alla società civile.
La speranza è di rimuovere la sordina che finora ha silenziato nel confronto pubblico e specialistico alcune novità normative in grado di rinnovare la disciplina in materia di beni culturali, arrivando in alcuni casi perfino alla conciliazione degli opposti, a partire da quella prevalenza della comunità locale nel prendersi in carico il proprio patrimonio artistico, fino alla necessità delle manutenzioni ordinarie, così spesso evase dalle tutele sponsorizzate e alle quali, come già ammoniva Leo Longanesi, l’Italia ha sempre preferito le inaugurazioni.
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